Storia
Ponte è situato all'ingresso della Valle Telesina, il suo territorio in epoca romana era sede di diversi traffici commerciali essendo sito lungo la via Latina, che metteva in comunicazione Benevento con Telesia sino ad arrivare a Roma.
Il nome della cittadina deriva da un ponte in pietra costruito dai romani sul corso del fiume Alenta, i cui pochi resti sono ancora oggi visibili.
Il territorio comunale di Ponte è stato oggetto di numerosi ritrovamenti archeologici, tra cui una diffusa presenza di epigrafi, ceramiche e monete di età romana. Nel 1949 in località Piana di Ponte (Bn) fu rinvenuta una tomba del VII-VI sec a.C. al cui interno una punta di lancia in bronzo e una fibula sannitica risalente al. Oggi conservata al Museo del Sannio in Benevento. La fibula, in bronzo, presenta l'ardiglione mobile e deriva da prototipi dell'ultima età micenea rinvenuti a Creta e a Cipro. La fibula, quale spilla per ancorare le vesti alle spalle è di notevole importanza storica e archeologica in quanto denota la relazione intercorsa tra la civiltà greca e quella sannitica evidenziandone l’attitudine millenaria a naturale luogo d’incontro.
Intorno all'anno mille venne edificato l'attuale centro abitato, stretto intorno ad un castello che nel 1087 divenne proprietà di Baldovino il Normanno, vassallo del conte Rainulfo.
Nel 1266 fu occupato dalle truppe di Carlo I d'Angiò prima di dirigersi a Benevento dove si scontrò con Manfredi di Svevia.
Il feudo di Ponte divenne poi proprietà dei Fenucchio, dei Sanframondo, dei Caracciolo ed infine, dal 1585, dei Sarriano che lo tennero sino all'abolizione del feudalesimo avvenuta nel 1806.
Nel 1829 perse la propria autonomia venendo unito a Casalduni e nel 1892 fu distaccato da Casalduni per essere unito a Paupisi.
Nella seconda metà del 1800 i pontesi, a seguito di un importante aumento demografico, iniziarono una lunga battaglia per l'autonomia. Il relativo progetto di legge (atto C. 1429 del 7 giugno 1913), presentato e sostenuto in Parlamento dai deputati Antonio Venditti e Leonardo Bianchi, ottenne parere favorevole e Ponte poté diventare comune autonomo il 22 giugno 1913.
Secolo VII-VI a.c. - Fibula Sannitica di Ponte
Spilla in bronzo, risalente al VII sec. a.C., utilizzata per ancorare le vesti alle spalle.
Assume un particolare rilievo storico e archeologico in quanto denota la centralità di Ponte quale crocevia nelle relazioni tra la civiltà sannitica e quella greca, evidenziandone la millenaria attitudine a luogo d’incontro.
Anno 981 - Diploma di Pandolfo I Capodiferro
DIPLOMA DI PANDOLFO I CAPODIFERRO PRINCIPE LONGOBARDO anno 981
E' questo il più antico documento in assoluto, tuttora esistente dove viene nominato per la prima volta Ponte.
Infatti esso viene chiamato "Ponte S. Anastasiae"; si tratta di un diploma con il quale di donava il monastero di S. Anastasia all'abate del monastero di S. Lupolo e Zosimo in Benevento. Il documento è di estrema importanza perchè permette anche di datare con una certa precisione la costruzione del castello.
Di seguito lo stralcio del testo originale del diploma:
… Concedimus in eodem revendissirno loco, ut rectores ejusedem Monasrerii potestatem habeant in rebus praefati Monasterii de iam dicto loco ponte S. Anastasiae, ad……proprietatem, et Castellum secure habt ipsi homines, qui in rebus ipsi de eodern loco habere, et habitare in eodem Castello, vel ……ad abitandum, et semper sub potestate Abbatis ipsius Monasterii permaneat, ut servitia quibus ad partem reipublice facere et persolvere debebunt ipsi homines liberi, qui ibidern habitaverunt, et ad partem nominati Monasterii persolven: eam faciendam. Pariterque concedimus in eodem venerabili Monasterio, ut ubicumque in rebus ejusdem Monasterii rectores ejus firmitates aut Castella facere ……ut potestatem ipsa facere, et homines extraneos ibidem mittere atque conducere ad habitandum, et sub dominatione Abbatis ipsius Monasterii permanere qualiter superious diximus.
Castello di Ponte (BN)
Anno 1134 - Assedio del Castello di Ponte
"DE REBUS GESTIS ROGERII SICILIAE REGIS" - Alexander Telesinus , Abate
Assedio del Castello di Ponte nell'anno 1134 Capitolo 61, pagina 52
Presa dunque Nocera e assegnatavi una guarnigione per la custodia, il re si dedicò di nuovo all'occupazione delle terre del Conte Rainulfo. Quindi radunato l'esercito mosse per Paduli, successivamente si affrettò per conquistare la fortezza di Ponte, che un certo Baldovino il grande possedeva in nome del Conte Rainulfo. I Pontesi vedendo dalontano l'immenso numero di gente d'armi ne restarono atterriti e come questi si avvicinarono, senza nessuna resistenza gli consentirono di entrare. Presso questo (Ponte) il giorno seguente si affretta ada assalire il castello di nome Limata, il quale immediatamente occupato viene saccheggiato e alla fine è interamente distrutto da un incendio: era questo infatti di un altro barone del suddetto conte, il cui nome era Rodolfo di Bernia.
"Capta itaque Nuceria militarique in ea delegata custodia, ad invadendum Ranulphi comitis terram Rex prorsus animum figit. Qua propter coacto in unum exercitu Padulum proficiscitur, indeque motus ad obtinendum oppidum nomine Pontum accelerat, quod quidam magnas nomine Balduinus sub Ranulphi comitis dominio tenebat; cuius immensam Pontisii eminus cernentes expeditionem mox terrore percussi accedentem illam sine ulla repugnatione intrare permittunt. Quo capto, die ipsa continuo ad castrum quod nominatur Limata aggrediendum properat; quod cito comprehensum simulque depopulatum, novissime vero ignis crematione omnino deletur. Erat enim et illud alterius predicti comitis optimatis, cuius vocabulum Radulphus de Bernia dicebatur. "
Alexander Telesinus - Nato in Italia meridionale, presumibilmente verso la fine del sec. XI, ed entrato nell'Ordine benedettino, divenne nel terzo decennio del sec. XII abate del monastero di San Salvatore di Telese, da cui trasse il nome, succedendo a Giovanni. Entrato in relazione con Matilde, sorella del re Ruggiero e moglie di Rainulfo III conte di Alife, scrisse per suo incitamento un'opera storica volta all'esaltazione delle gesta del primo re di Sicilia, De rebus gestis Rogerii Sicilia e regis libri quatuor. In essa egli narrò con grande dovizia di particolari e sulla base, pare, di ottime fonti (peraltro ignote) gli avvenimenti dell'Italia meridionale dal 1127 al 1135, dilungandosi, soprattutto, sulla guerra combattuta da Ruggiero contro i feudatari ribelli. La sua intenzione è apertamente apologetica, ed egli qualche volta nasconde o muta la verità, come quando omette ogni accenno sui rapporti fra Ruggiero e Anacleto II, o presenta la fondazione della monarchia come fatto avvenuto indipendentemente dall'intervento di Roma. Ciononostante, l'opera di Alexander Telesinus è una delle più importanti fonti per la conoscenza del primo periodo normanno. In essa Alexander Telesinus si rivela in possesso di una notevole cultura letteraria del tutto aliena, però, da influenze classiche; numerosissime sono le citazioni bibliche; tipica l'allusione, fatta nella prefazione, alla leggenda medievale secondo la quale Virgilio sarebbe stato nominato da Augusto governatore della Campania. La cronaca di Alexander Telesinus ci è giunta interrotta al capitolo quinto del libro IV; secondo lo Chalandon essa si sarebbe spinta sino al 1140; secondo altri studiosi, invece, essa non sarebbe mai stata completata dall'autore, morto improvvisamente mentre la stava stendendo. Essa fu edita per la prima volta dallo Zurita nel 1578a Saragozza; ebbe poi molte altre edizioni, sino a quella del Del Re, uscita, con traduzione italiana, nel 1844 (cfr. A. Potthast, Bibliotheca historica medii aevi, I, Berlin 1896, p. 36).
Anno 1151 - 1857 - FEUDATARI DI PONTE
Anno 1151 Guglielmo Sanframondo 1° - Barone di Ponte, Cerreto, Guardia Sanframondi, Limata, Pietraroja, S. Lorenzo, Faicchio e Massa Superiore ed Inferiore.
Anno 1173 Guglielmo 2°
Anno 1190 Giovanni 1°
Anno 1239 Guglielmo 3° - Viceré e Capitano Generale delle provincie di Terra di Lavoro e Molise
Anno 1284 Giovanni 2° - Viceré delle provincia di Abruzzo
Leonardo Sanframondo
Giovanni 3°
Giovanni 4°
Guglielmo 4°
Anno 1419 Giovanni 5° - 4° Conte di Cerreto
Anno 1504 Andrea di Capua - Duca di Termoli
Anno 1512 Ferrante di Capua
Anno 1516 Margaritone Loffredo
Anno 1522 Diomede Carafa - Conte di Maddaloni
Anno 1524 Boffillo Crispano
Anno 1526 Decio Crispano
Anno 1544 Giovan Bernardino Carbone
Anno 1546 Rinaldo Carafa 1°
Anno 1661 Rinaldo Carafa 2°
Anno 1563 Niccolàntonio Caracciolo - Marchese di Vico
Anno 1584 Filippo Caracciolo - Marchese di Vico
Anno 1585 Fabrizio Sarriano - 1° Conte di Casalduni nel 1602
Anno 1604 Pietro Sarriano2° - 2° Conte di Casalduni
Anno 1608 Fabrizio Sarriano 2° - 3° Conte di Casalduni
Anno 1616 Pietro Sarriano 3° - 4°Conte di Casalduni
Anno 1617 Fabrizio Sarriano 3° - 5°Conte di Casalduni
Anno 1636 Giuseppe Sarriano - 6° Conte di Casalduni
Anno 1636 Giuseppe Sarriano - 6’ Conte di Casalduni
Anno 1686. Michele Sarriano - 7° Conte di Casalduni
Anno 1713. Domenico Sarriano 1° - 9° Conte di Casalduni e 1° Duca di Ponte nel 1722
Saveria Sarriano - 8° Contessa di Casalduni
Anno 1733 Gaetano Sarriano 1° - 10° Conte di Casalduni e 2° Duca di Ponte
Anno 1760 Domenico Sarriano 2° - 11° Conte di Casalduni 3° Duca di Ponte
Anno 1767 Carlo Sarriano 1°- 12° Conte di Casalduni 4° Duca di Ponte
Anno 1801 Gaetano Sarriano 2° - 13° Conte di Casalduni 5° Duca di Ponte.
1854. Salvatore Sarriano - 14° Conte di Casalduni 6° Duca di Ponte
1857. Carlo Sarriano 2° - 15° Conte di Casalduni 7° Duca di Ponte
da: La Nobiltà nel Regno delle Due Sicilie di Erasmo Ricca
San Giovanni Nepomuceno
Patrono di Ponte (BN)
Anno 1740 - Nomina del Santo Patrono di Ponte
Pubblico Consiglio dell'8 Aprile 1740 per la nomina del Santo Patrono di Ponte: San Giovanni Nepomuceno
L’8 aprile 1740 nel Castello di Ponte con espressa licenza del Rev. Sig. Don Nicola de Nigris econamo per il Rev. Don Giuseppe Sarriano Arciprete di detto Castello sotto il titolo di S. Anastasia per essere giorno delle seconda festività di Pasca di Resurrezione, e con licenza, et intervento del Magnifico Pietro Iannella Luogotenente per la Corte in detto Castello nel luogo ulgo chiamato avanti la porta della Terra ad istanza delli Magnifici Sindico, et Eletto Nicolò Covino, et Agnello Zotti di detto Castello si è fatto convocare il publico e generale parlamento per Giovanni Borrelli giurato ordinario, e servente della Corte di detta Terra, e quello (parlamento) radunato a tenore del solito nel luogo predetto dove si sono fatti simili atti.
Dalli quali Magnifici Sindico, et Eletto si propone alle Signorie Vostre come essendo l’Università, e cittadini di questo Castello sempre vissuta senza la protezzione di qualche santo Padrone, et Amato della Università, siccome costumasi in tutte le Università Cristiane acciò potesse nel (voto) di questo pubblico esponere le prieghiere et offerire li suoi meriti a S.D.M., et intercedere dal medesimo non solo tutte quelle grazie, doni, e favori celesti, che ne abbiamo di bisogno, ma liberatori da castichi, e flagelli che da noi si meritano per le continue offese de nostri peccati, così con tremuoti, pesti, morbi maligni, sterilità, intemperie, et ogn’altro flagello, che la divina giustizia suole servirsi à riprimere la malvaggità de Popoli, quindi coll’occasione che il Rev. Canonico Teologo Telesino Rev. Sig. Don Nicolà Sellaroli si è compiaciuto seminarvi la parola di Dio nelle (prediche) quaresimali, e rinovare tale macanza (di patrono), ci ha esortato che facessimo elezzione di alcun santo per padrone, et Amato di questa Università, e communanza accià nelli bisogni, et angustie così universali come particolari abbiamo acchi ricorre. Intanto veda ciascuno delle Signorie Vostre dare il suo parere per voto secreto, e particolare acciò non venga coovartata, ma sia libera la volontà, e devozione di qualche santo che possiamo servirci presso Dio benedetto per nostro Amato, e principal Padrone e fare tutti quelli atti, e scritture giudicate necessarie, et opportune a conseglio de savjj per la creazione, elezzione, e nomina del detto S. Padrone, et Amato di noi tutti.
Il Magnifico Pietro Pannella Principal Cittadino è di parere, che stante l’Università predetta vien chiamata Ponte à causa delfiume Calore che passa ad esso contiguo e si uniscie col fiume Lenta per il di cui commodo passaggio vi è un Ponte magnifico di fabrica, e sapendo quanto da Dio benedetto viene favorito, e glorificato S. Giovanni Nepomuceno canonico della città di Praga Martire, quante Università l’ànno per Padrone, et Amato eletto presso il divino fattore, erigendone marmorie statue, e sollenizzate la sua festività, il suo voto si è di eliggere, e creare, e nominare, e fare il detto glorioso S. Giovanni Nepomuceno per Amato, e Padrone Principale di questa Università, con sollennizzarne la sua festa parimente in ciascheduno anno alli sedici Maggio giorno appunto del suo glorioso Martirio, e che sopra gli atti in qualunque modo da farsi concede, contribuisce e dà ogni piena facoltà e potestà, ac vices, et voces alli odierni Magnifici Sindico, et Eletto di fare consequire, aggere (cioè agire), esequire et ottenere il permesso, confirma et apprdvazione dal Rev. Sig. Econamo, dal clero di detto Castello e dall’Ill.mo e Amato Monsignor Vescovo di Telese, et dalla Sacra Congregazione, della elezione di detto S. Giovanni Nepomuceno per Padrone Principale, et Amato così universale che di ciascheduno cittadino confidando e rimettendosi in tutto e per tutto alla divozione, vigilanza, e fede delli medesimi Magnifici Sindico et Eletto.
Quale proposta, parere, e voto dato per il detto Magnifico Pietro Pannella quantunque per voto secreto pure di suo espresso ordine, e volontà, è stato letto con alta et intellegibile voce.
I cittadini intervenuti nel detto pubblico conseglio e parlamento, per chi si è ritrovato uniforme e comparante al comune desiderio, volontà e devozione di ciascuno di essi cittadini li medesimi voti secreti anno confirmato, accettato, dichiarato, e stabilito eliggersi, destinarsi, crearsi e farsi il detto glorioso 5. Giovanni Nepomuceno per Principale Padrone, et Amato di detta Università a tenore di quanto si è proposto, stabelito, e notato dal detto Magnifico Pietro Pannella, quali cittadini intervenuti, e che ‘anno dato tali voti di loro intenzione, volontà secondo quelli del detto Magnifico Pietro sono li seguenti:
Dominico Simeone accetta l’istessa preposta di Pietro Pannella (e così tutti gli altri che seguono): Donato Covino, Antonio Covino, Giovan Battista Fiorito, Dominico Pannella, Crescenzo Pannella, Donato Capibiango, Giovan Battista Borrelli, Luca Molinaro, Nicola Capibiango, Adezio Pannella, Angelo Meola, Crescenzo Manginelli, Antonio Ventucci, Carlo Pannella, Tomasi Meola, Giacomo Prete, Nicola Silvestre, Pietri Jannuzzi, Barbato Molinaro, Crescenzo Valentino, Giovanni Cerulo, Libero Marco, Gabriele Pannella, Giacomo di Mangano, Dominico Molinaro, Libero Massa, Giovanni Ruggiero, Carlo Simeone, Dominico Salamone, Pietro Capibiango, Orazio Cerulo, Dominico Pozella, Marco Calabrese, Matteo Felippo, Giovanni Pannella, Felippo Melchionna.
Onde da tutti uno per uno senza mancanza di cittadino alcuno abitante in questo Castello. . . è stato conchiuso il presente pubblico conseglio.
(Firmato) Pietro Pannella Cancelliere, e Luogotenente + segnio di croce di Nicolà Covino Sindico, Agnello Zotti Eletto
Anno 1808 - Mappa della bassa valle del Calore
Nel particolare del foglio 10 della mappa sono visibili l'attuale centro storico di Ponte, l'Abbazia di S. Anastasia, il Vallone Reventa, gli abitati di Ponte e Torrecuso, il Ponte Finocchio e altro.
Anno 1811 - Ponte passava al Contado di Molise
Ponte con Casalduni, Pontelandolfo, Campolattaro, San Lupo e Reino, con decreto reale del 4 maggio 811 passava al Molise
Anno 1829 - Richiesta di autonomia
RICHIESTA DI AUTONOMIA, DEI CITTADINI DI PONTE, AL CONSIGLIO COMUNALE DI PAUPISI del 12 Giugno 1829
I sottoscritti, rappresentanti la maggioranza degli elettori della frazione di Ponte, ora dipendente dal Comune di Paupisi (Prov. di Benevento) chiedono il ripristino della propria autonomia, che un Decreto Reale del 12 giugno 1829 tolse loro, distruggendo, con un atto arbitrario, tutta una tradizione ed un passato non inglorioso.
A sostegno della richiesta, i sottoscritti sottopongono alcune brevi considerazioni, che trovano conforto nella tradizione, ed hanno la loro base in una condizione di fatto attuale, che richiede, come unico rimedio, l’invocato provvedimento di completa autonomia.
L’attuale frazione di Ponte, fin dal 980 fu terra autonoma, sotto il nome di Castel-Ponte. Pandolfo, Principe di Benevento, in un diploma, fa cenno di questa terra, che nel lungo periodo del feudalesimo, ebbe varie e gloriose vicissitudini:
I suoi naturali seppero, tra due paesi infeudati a potenti famiglie, farsi un territorio superiore ad entrambi, quantunque minore ne fosse il numero degli abitanti.
Così Castel-Ponte, ora Ponte, affermò i suoi diritti su ben 17.700.000 mq. pur avendo una scarsa popolazione, mentre Casalduni, con popolazione più che tripla, aveva un territorio di mq. 23.190.000 e Paupisi, anche con popolazione importante ha un territorio di solo mq. 11.500.000.
Tal fatto ammonisce come i pochi naturali di Ponte seppero ben provvedere alle loro sorti, e l’autonomia amministrativa comunale accortamente tutelare.
Ma il decreto Reale di Francesco di Borbone distrusse anche, quella rigogliosa vita locale, e Ponte divenne una frazione di Casalduni, lontana dal centro non pochi chilometri, priva di ogni pubblico servizio, destinata a versare le proprie rendite per un centro a cui nulla lo ligava.
L’amor di patria però restò vivo nel petto dei cittadini, ed a mantenerlo sempre alto concorsero non pochi fattori.
La ferrovia Napoli-Foggia, per necessità di sviluppo, dovette toccare le falde del piccolo paese; e mentre, ad onta di continue spese allora come ora, la rotabile, che lo univa a Casalduni, veniva continuamente smossa da frane, le nuove vie, che da Ponte andavano verso altri centri, e l’incremento necessario, che la ferrovia produceva, servivano sempre più a discaccar Ponte dal centro Casalduni.
Ed il distacco avvenne nel 29 novembre 1892: la frazione di Ponte, tolta a Casalduni fu aggregata a Paupisi, ed ottenne di avere un bilancio proprio, la lista elettorale separata, ed una rappresentanza nel Consiglio Comunale di quattro sui quindici Consiglieri, che formavano la rappresentanza di Paupisi in quel tempo.
Bastò alla industre popolazione avere questo primo benefizio, perché le riuscisse trovar modo, di raggiungere subito un nuovo e maggiore incremento. Infatti, mentre il censimento del 1892 riconobbe in Ponte N. 554 di abitanti, l’altro del 1901 riscontrò un aumento di popolazione straordinario: Ponte era arrivato ad una popolazione di 1569 abitanti.
Come conseguenza dell’avvenuto aumento e delle cresciute energie, sorse necessaria l’azione spiegata nel 1907 dalla borgata, che mentre imprese la pratica per ritornare ad esser Comune autonomo, fece valere i suoi diritti per una più larga partecipazione nell’aumentata rappresentanza Comunale; da poi che proprio per l’avvenuto aumento di popolazione di Ponte, in omaggio alla Legge, il Consiglio Comunale da quindici era stato aumentato a venti Consiglieri. Tale azione efficacemente condotta, turbò lo stato di quiete apparente, che regnava tra la frazione Ponte ed il centro di Paupisi.
Da quel momento le richieste avanzate, che avevano fondamento di giustizia nell’animo dei cittadini di Ponte, parvero lesive ai rappresentanti di Paupisi: da ciò una lotta fra centro e frazione; l’una, che chiedeva aumento di rappresentanza e separazione, l’altra che contrastava entrambe le richieste.
La lotta fu viva ed aspra; ed il risultato, che si ottenne, mentre parve un trionfo per Paupisi, segnò invece il principio di un periodo fatale agli interessi amministrativi del Centro.
Dappoiché, mentre il Senato nella tornata del 1 luglio 1908 respinse il progetto di legge, già approvato dalla Camera dei Deputati, per la costituzione di Ponte in Comune autonomo, la Eccellentissirna Quarta Sezione del Consiglio di Stato riconobbe, con solenne pronunziato, il diritto di Ponte, di avere dieci sui venti Consiglieri Comunali assegnati al Comune di PaupisiPonte.
Alla base ditale ripartizione si procedette alle elezioni amministrative, le quali dettero quel risultato, che era prevedibile, cioè un Consiglio composto di dieci Consiglieri per Ponte, uniti e stretti in difesa, contro i dieci per Paupisi: due parti uguali ed inconciliabili fra di loro per fatalità 3 cose, per diversità di principii, immensamente lontane, divise per giunta dal fiume, e neppure congiunte da rapporti politici, poiché la frazione di Ponte, restò come attualmente, a far parte elettorale del Collegio di Cerreto Sannita, mentre il centro di Paupisi, invece, è parte del Collegio elettorale di Montesarchio.
Questo stato di fatto produsse le conseguenze fatali, che doveva: quale sia stata la vita e l’opera di quel Consiglio Comunale costituito nel I 908, e che cosa sia avvenuto nel corso di due o tre anni, è facile immaginare.
Commissarii Regi e Commissarii Prefettizi si sOnO alternati: non un solo provvedimento amministrativo ha potuto essere preso ed efficacemente attuato, ogni accordo tentato, dileguandosi al primo ostacolo: insomma uno stato di guerra, guerreggiata, che ha tolto ogni pace tra il centro e la frazione, ognuno diffidente dell’altro, ed insofferente di ogni vincolo e tutela.
Nella sua unione con Paupisi, Ponte vede un ostacolo alla propria espansione: favorito da una indiscussa legge, economico-sociale, che spinge i commerci e gli abitanti dal Colle al piano, attratti soprattutto dalla forza irresistibile della ferrovia, la frazione che ogni giorno vede crescere i suoi fabbricati, non può accettare il dominio del centro, la cui vita va svolgendosi angosciosamente fra le difficoltà economiche, prodotte da fatti anteriori al 1892, a cui la frazione fu estranea.
Unico rimedio a questa incresciosa posizione, si presenta la separazione della frazione di Ponte da Paupisi, e la costituzione di Ponte in Comune autonomo, dandogli il pristino nome di Cas tel-Ponte.
E vero che in tesi generale, la vita di un Comune autonomo importi oneri gravissimi, e richieda mezzi economici rilevanti, per potersi svolgere secondo gli obblighi di Legge, come giustamente e con alto senso politico fu rilevato in Senato, nel 1908, allorché si respinse il progetto di Legge per l’autonomia; ma non è men vero che la frazione di Ponte si trova ora in una condizione privilegiata, e che al momento, in cui fu discussa in Senato la separazione; non ancora era nota la decisione della Quarta Sezione del Consiglio di Stato, che ha creato uno stato di diritto e di fatto completamente nuovo e diverso.
Ora, la nuova condizione di cose, attualmente mette la richiesta di Ponte in aspetto assai diverso, da quello, in cui si trovava nel 1908, e crea uno stato di necessità legale, che certamente allora non esisteva e non potette essere vagliata dal potere legislativo.
In quell’epoca la vita comunale poteva svolgersi ed esistere perché Ponte aveva quattro Consiglieri e Paupisi undici: e quindi era possibile il costituirsi di una maggioranza atta a governare e dal cui seno emanasse Giunta e Sindaco, i quali erano sicuri di veder sostenuta l’opera propria da un certo numero di Consiglieri. Ma ora più non esiste tale condizione di fatto.
Ond’è che mentre nel 1908 si trattava solo di discutere e decidere sulla utilità della richiesta separazione, e sulla opportunità della stessa, ora si tratta invece di concedere la separazione e l’autonomia per regolare una condizione di fatto, sorta come conseguenza dell’applicazione della legge al nuovo incremento della Frazione.
Prima del 1908 la richiesta autonomia poteva essere considerata come una pretensione trascurabile; ora è una vera necessità amministrativa, alla realizzazione della quale, nulla si oppone, poiché anche per quanto riguarda i mezzi finanziarii per la vita amministrativa del nuovo Ente, la posizione è mutata, ed è sicura.
Già l’esistenza di un bilancio separato col quale la frazione ha potuto trovare i mezzi per provvedere a tutti i suoi bisogni, così come se fosse un Comune autonomo, con larghezza e con sani, criterii amministrativi, ed il largo contributo, che porta al bilancio sociale per i servizii comuni, dimostrano come la frazione sia in condizione di provvedere alla propria vita economica. Tanto più che questo bilancio è di gran lunga superiore, nella parte attiva, a quello del centro Paupisi, avverandosi un introito annuo di circa Lire 4000 per canoni comunali, mentre che Paupisi non riscuote altra rendita patrimoniale che quella molto irrisoria di L. 129. Vi è uno stato di fatto, dunque, che allontana ogni preoccupazione.
Ponte, inoltre, già provvede da sola ai proprii bisogni, e contribuisce a provvedere anche ai bisogni del centro come per Legge, quindi, ha in alto, non in isperanza la possibilità di una vita autonoma; basta vedere le spese, che già sostiene per convincersi della verità dell’assunto.
Ma ciò non basta, vi è un fatto morale altissimo, che assicura la vita economica al nuovo Comune, ed è la volontà unanime dei cittadini di Ponte disposti ad ogni sacrifizio economico per raggiungere l’autonomia.
Questo fattore assicura che al Comune di Ponte non mancheranno i mezzi per provvedere abbondantemente a tutti gli obblighi di Legge , e ad organizzare i pubblici servizi, in modo che rispondano alle finalità ed ai bisogni economici del paese.
I sottoscritti vivono fiduciosi di vedere bene appresa questa loro giusta richiesta: in un momento storico, nel quale le libertà popolari trovano nello Stato il loro maggior palladio non è possibile tener più a lungo repressa un aspirazione, che trova le sue radici nella storia, la sua ragion d’essere nelle speciali condizioni topografiche, ed ha per finalità lo sviluppo economico e sociale di un’industre popolazione, a cui il tempo non è riuscito a sopire il sentimento di autonomia goduta per molti secoli. E chiedono ai rappresentanti del Comune l’opere loro - e l’aiuto necessario per raggiungere tali finalità.
Sarà veramente mirabile esempio di solidarietà, quello, che darà il Consiglio Comunale, se accettando la richiesta dei sottoscritti, prenderà l’iniziativa per restituire a Ponte l’agognata autonomia, che il potere legislativo certamente concederà di fronte al voto unanime del centro e della frazione, manifestato in forma solenne dalla legittima rappresentanza popolare.
E nell’esprimere tale desiderio i cittadini di Ponte chiedono di restare uniti al Mandamento di Vitulano, avendo oramai stretti tali rapporti d’interessi commerciali, che non sarebbe più possibile spostare senza grave pregiudizio. La vicinanza di Ponte a Vitulano, maggiore che a Pontelandolfo, le facili comunicazioni col resto del Mandamento e con Benevento rendono anche questa seconda richiesta seria ed accettabile sotto ogni rapporto: anche perché Ponte si sente ligata a Paupisi ed al resto del Mandamento, e, se chiede l’autonomia per impellente necessità di sviluppo, non vuole la separazione, anzi invoca l’unione colla reciproca libertà.
La rappresentanza Comunale accetterà e sosterrà certamente i voti contenuti nella presente istanza Agnello Zotti fu Giovanni, Ventucci Libero, Giovannangelo Fusco, Fiorito Crescenzo, Cusanelli Romano Giuseppe, Iannelli Pasquale, Nave Carlo, Nave Giuseppe, Simeone Michele, Piccirillo Antonio, Tommaso Romano, De Nigris Giuseppe, Carlo Corbo, Pica Gennaro, Domenico Meoli, Piccirillo Lorenzo, Pica Angelo, Piccirillo Lorenzo, Luca Simeone fu Pietro, Piccirillo Carlo, Giovanni De Maria, Borzillo Nicola, Sarriano Raffaele, Ventucci Domenico di Antonio, Meola Francesco, De Stasi Pasquale, Nasella Francesco, Libero Simeone, Fiorito Barbato, Meichiorre Biagio, Gaetano Trosino, Nicola Piccirillo, Montaldo Nicola, Carmine Simeone, De Filippo Michele, Leone Nicola, Giovanni Cicchiello, Zotti Nicola, Antonio Zotti, Roberto Mattei, Pasquale De Cieco, Nave Lorenzo, Iannella Giuseppe, Nicola Simeone, Giovanni Mazzarelli, Pellegrino Nave, Zotti Michele, Fusco Michele, Nicola Trosino, Nicola Meoli, Simeone Pietro, De Cicco Carlo, Leone Antonio, Tommaso Pirozzolo, Giuseppe Borzillo, Capobianco... fu Donato, Fusco Giovanni, Libero Capobianco, G. Battista Limato, Altieri Francesco, ... Sarriano, Piccirillo Paolo, Lorenzo Ocone, Andrea Borzillo, Dott. Sisto DAloia, Fusco Giovanni, Giuseppe Fusco, Romano Salvatore, Simeone Girolamo, Zotti Pellegrino, Pietro Borzillo, Rocco De Maria, Pica Giovanni, Guglielmucci Giovanni, Pica Pietro, Donato Capobianco, Angelo Cerulo, Daniele Cerulo, Salvatore Nave, Antonio De Cicco, Simeone Guiseppe, Bianco Pasquale,... Pietro, Giuseppe Fiorito, Giovanni Nave, Gioacchino Palumbo, Francesco Palumbo, Camillo Palumbo, Simeone Giovanni, Altieri Giuseppe, Peca Cosimo, Guglielmucci Vincenzo, Capobianco Domenico, Capobianco Pietro, Romano Pasquale, Giovanni Trosino, Romano Antonio, Angelo De Filippo, Cicchiello Romualdo, Cicchiello Pasquale, Pasquale Capobianco, Domenico De Filippo, Antonio Gug1ie1mucci,... Borzillo, Pasquale Pica, Ventucci Alfonso, Ventucci Cosimo, Perugini, Nave Libero, Giovanni maestro Palladino, Raffaele Mazzaccara fu Giuseppe, Gaetano Dott. Guglielmucci, Nicolantonio Corbo Farmacista, Domenico Dott. Corbo, Giuseppe Del Vecchio fu Pasquale, Leone Ippolito fu Angelo, Leone Ernesto fu Angelo, Dott. Gennaro Romano, Dott. Leonardo Romano, Giovanni Gianguitto, Dott. Del Vecchio Pasquale,.. . De Blasio, Gennaro Del Vecchio fu Giuseppe, Francesco Cocucci, Vincenzo De Angelis fu Luigi, Angelo De Angelis fu Luigi, Cicchiello Filippo, Nave Nicola fu Pellegrino, Giovanni Melillo, Avvocato Francesco..., Nicola Zotti fu Giovanni.
Tutte le firme sopra riportate furono autenticate, dal notaio Francesco Saverio Racchi di Casalduni, nella casa municipale del comune di Ponte posta in contrada Piano Fosse alla presenza dei testimoni Pietro Augusto Lauri fu Antonio domiciliato a Ponte a contrada Vicinato di Dentro e di professione commesso ferroviario e Domenico Romano fu Giovanni domiciliato in Ponte a contrada Piazza Olmo di professione proprietario.
Anno 1900 - Castel-Ponte e Casalduni, colle Badie di S. Lupolo, S. Anastasia ed altre ancora
Dopo aver parlato di Telese e Cerreto non s’ inarchino le ciglia, se parli di Castel-Ponte, giacchè questo è antico e di massima importanza negli antichi tempi, perchè posto allo sbocco della Valle Telesina in quella di Benevento, come a luogo di passaggio. Ivi come avvoltoi stavano alla vedetta temuti signori per far man bassa sui viandanti ed esigere il pedatico, e di quivi andavano e venivano eserciti in quelle guerre sterminatrici, che conti e baroni si facevano fra loro, onde gli assalti e gli assedii sostenuti da Castel-Ponte, Castel-Fenicolo, distrutto, o Torrecuso tutti in questi pressi nelle due apposte rive del Calore. Ancora sussiste la taverna ove si esigeva il pedatico detta del passo e mi si additò la pietra sopra cui erano scritte le tariffe.
Ma prima che scriva di esso e Casalduni, mi piace far notare , che proprio in questa contrada ove si erano tanti castelli di prepotenti baroni, la divina Provvidenza quasi per ammansirli dispose far sorgere molte Badie dell’ ordine di S. Benedetto da Norcia. E furono i religiosi benedettini che vi fondarono grauge, celle o monasteri iniziando nuova collo isboscare monti, colline, terre divellute saldoni , infrenare fiumi che le avevano rese palustri e di aria malsana e col dar vita a famiglie coloniche asservite ai monasteri, che indi diedero cominciamento a fiorenti borgate.
Il monastero di S. Lupolo e Zosimo, ora villaggio, era antichissimo, anzi era una grangia o cella dipendente dall’omonimo in Benevento, il quale fu poi donato da P. Nicolò V al Capitolo Beneventano nel 1430, come dall’ Ughelli , e fu questo Pontefice che converti in commende diverse Badie Benedettine divenute albergo di vizii ed inosservanti delle regole dettate da S. Benedetto. Quivi presso era la Badia di S. Maria delle Grotte costrutta fra Io spacco orrido ed inaccessibile di un monte nel 940 da Atenolfo I Principe di Benevento e Capua. I Benedettini la tennero fino al 1443, nel qual’ anno fu dal prelodato P. Nicolò X7 data in commenda. Fin dal 774 l’Abate Rimacauso edificò Chiesa e cella di S. Stefano a Strada, e questa con tre condome e colla Chiesa di S. Adiutore in S. Agata presso Limata al luogo detto Sombuceto e con le altre di S. Angelo e S. Maria che erano in quei pressi, fu dal Duca Aregiso donata a S. Sofia in Benevento. Allo stesso Abate di S. Stefano a Strada troviamo fatta un’ altra donazione nel 750 del Duca Gisolfo di terre e selve e poi nell’ 800 la donazione di una parte di Limata. In quel torno venne su un’ altra Badia insigne ed è quella di S. Anastasia presso Ponte, ove tuttora si ammirano le rovine coll’antico campanile ancora intatto e solo ha cangiata destinazione, cioe d’albergo di vivi in soggiorno di morti, formando oggi l’area del camposanto di Ponte. Da un Diploma del 980 apprendiamo che Pandolfo Principe di Benevento, a preghiere del Conte Adelfredo donò a Giovanni Abate di S. Lupolo il monastero di S. Anastasia in Ponte coll’obbligo di ricostruire il castello e renderlo abitato con dipendenze del monastero. Ciò mostra come un quelle guerre omicide Ponte mai sempre ne ha pagato lo scotto , giacchè assai volte lo troviamo disabitato e distrutto ed indi novellamente rifatto, e popolato. Nel suo territorio era la Chiesa di S. Dionigi , e di questa si fa parola in assai carte e a suo riguardo trascrivo dall’ Ughelli: « Roffrido Plaesule an: 1087, Victor III Beneventi Synodum celebravit mense Augusto , qua tempestate idem Ruffridus Ecclesiam S. Dionysii sitam extra castrum Pontis, S. Anastasiae comitatus Telesini solenni ritu, dedicavit ».
L’Ostiense e Pietro Diacono nel lib:IV— Cap: XVI della. Cronaca Cassinese scrivono « Che nel 1095 essendo Abate Desiderio in M. Cassino Baldovino Signore di Castello Ponte miei Contado di Telese donò a S. Benedetto « Ecclesiam S. Dionisii de praedicto Castello S. Anastasiae,
quam ipse, valde parvulam reperiens ac vetustam, fundamentis renovavit et ampliavit, eanique uonnullis possessionibus. atque colonis dotans et mansiones incircuitu constituens, Domnum Roffridum Archiepiscopum Beneventi illam dedicavit ». Con detta Chiesa il predetto Baldovino donò ancora selve, vigne, terre colte ed incolte e le Chiese fin da epoca remota costrutto in essa « videlicet Ecclesiam S. .Mariae quae in Arvente vocatur cum pertinentiis suis, Ecclesiam S. Angeli quae dicitur ad Gruttam cum omnibus pertinentiis suis, Ecclesiam Sancti Barbati cum omuibus pertinentiis suis, Ecclesiarn S. Iuliani quae constructa est in Territorio Limatae quae dicitur ad pugnam. Insuper et Ecclesia S. Erasmi intrafines ipsius Castelli Pontis S. Anastasiae in loco ubi dicitur Ferrarii cum molendinis sex in Fluvio Alenti juxa ipsum Castellum Pontis et piscaria in fluvio Calore ubi dicittur Decembri ecc. » Per il che a base di tali documenti e di altri moltissimi che avremmo potuto produrre, ognun vede quale e donde la genesi delle ville e borghi che oggi si vedono in queste contrade. Le condome o corti divennero col tempo Casali, le celle o grange si caugiarono in ‘vichi, e le Chiese e Monasteri diedero origine a fiorenti borgate.
S. Lupolo, Casalduni, Pontelandolfo, Castel Ponte, Paupisi ed altre terre ancora ripetono la loro origine dalle cose innanzi esposte, giacchè sullo spianato del monastero si faceva la fiera e il mercato, e attorno ad esso si fabbricavano le case.
La prima volta infatti, che troviamo parola di Casalduni, è in una Bolla di P. Clemente VI spedita d’Avignone nel 1333, ove determina i confini del territorio di Benevento, nella quale si esprime così « In primis Castrum Pontis inhabitatum, Castrum Casaldoni, Castrum Campilactarii, Castrum Fragneti Monfortis» ecc.. Dal che si argomenta la non grande antichità di Casalduni, il quale in Origine ricorda alcun vico o condoma o corte composta di coloni affigliati alla gleba sul territorio delle Badie circostanti, ma di poco momento sotto i riguardi militari o strategici. Altrimenti poi va la cosa per Ponte il quale sito in una posizione imponente sul Calore con di rincontro Castel Fenicolo e Torrecuso, serrava la valle Telesina della parte di Benevento. Dal che ognun vede come fin dalla Signoria dei Longobardi doveva esistere e fu il bersaglio delle fazioni avverse. Infatti esso per il primo troviamo in mano ai Normanni , quando accerchiavano Benevento da ogni parte per disfarsi dei Longobardi.
Nella pace fra Beneventani e Normanni , dopo deposto il Connnestabile Landolfo della Greca, essa fu giurata per parte dei Normanni dal Conte Roberto, Raone di Ceppaloni ed Ugo di Castelpotone nel 1116. La sbaglia l’ Ughelli che dice di Castelloponte, ecco le parole di Falcone Beneventano quali si leggono nel loro testo originale « Comes adveniens Robertus et Rao Dominus Caeppalonis et Ugo de Castellopotonis ». Nella guerra poi che segui fra Rainulfo e Ruggieri troviamo Ponte posseduto da Baldovino suffeudatario di Rainulfo. Da ciò i suoi malanni, perché nel 1134 1’ Abate Telesino ce lo dice preso da Ruggieri senza aggiungere altro, ma la cosa non dovette essere così liscia, perché poi ci è indicato, come un feudo disabitato in epoca non lontana.
Sterminati da Re Ruggieri in odio di Rainulfo tutti i partigiani di costui, troviamo la Valle Telesina data in fendo alla prosapia di Raoue. Scrive Carlo De Lellis nel suo discorso delle Famiglie Nobili del Regno di Napoli, che Guglielmo Sanframondo figlio del sunnominato Buone signoreggiò
con poche varianti siffatta Valle dal 1151 fino ml 1504. Castel Ponte fu tenuto dai Sanframondo, ma col titolo di Barone e spesso la loro signoria la troviamo interrotta. Infatti nel 1289 Carlo I d’ Angiò diede questo castello assieme a Fragneto, Torrecuso e Lapellosa a Giovanni Francipane della Tolfa signore di Astura per aver catturato Corradino e compagni dopo la disfatta di Tagliacozzo, ai quali fece poi mozzare il capo sulla piazza del Mercato in Napoli. Non sappiamo quando, ma il Candida ce lo dice, che indi fu posseduto dalla famiglia Brancaccio Napoletana e di grande potenza.
I Baroni di Ponte taglieggiavano i viandanti terribilmente per 1’ esazione del pedatico con grave pregiudizio del commercio, ed in conseguenza di questo Re Ferdinando I d’Aragona l’ abolì ed in vece del pedatico assegnò ad esso Barone 40 once di oro sulle entrate del Regno. La continuata permanenza dei Saniframondo in Ponte finì col prendere il cognome dalla terra, della loro ordinaria dimora, infatti abbiamo Tommaso de Ponte e simili appartenenti a quella prosapia.
Nel sec: XV Ponte con Fragneto Monforte in conseguenza di avere i Sanframoudo preso parte alla famosa congiura dei Baroni, furono donati e venduti alla famiglia Mouforte. Ancora questa ne fu spodestata per fellonia, e da Ferdinando II d’ Aragona nel 1493 furono i detti feudi venduti ad Andrea De Capua Duca di Termoli e tale vendita fu confermata da Re Federico nel 1496.
Di poi couì patto di riscatto furono da esso Duca vonduti Ponte col feudo disabitato di Monterone a Margheritone Loffredo, il quale nel 1422 cede liberamente a Diomede Carafa Conte di Maddaloui. Indi per via di vendita passo Ponte da uno ad altri feudatarii vice nel 1524 ai Crispano, nel 1544 ai Carbone, nel 1546 a Rinaldo Carafa, nel 1563 a Nico1antonio Caracciolo Marchese di Trevico. Essendo costui oberato di debiti i suoi feudi furono dal S. R. C. posti in vendita e comprati da Fabrizio Sarriano Conte di Casalduni, nel 1583. I Sarriano nel 1722 ebbero il titolo di Duca di Ponte da Carlo VI di Austria, e costoro lo tennero fino all’ abolizione dei privilegi feudali.
Ponte posto Sopra un colle fra l’ Alente ed il Calore ha aria insalubre e la sua popolazione è stata mai sempre decimata in prima dalle guerre ed indi dalle febbri così da formare ora una frazione del Comune di Casalduni ed ora di quello di Paupisi. Ha una Chiesa Curata sotto il titolo di S. Anastasia fondata in quella della Badia omonima di cui abbiamo parlato e donde le Origini della terra. Essa era un tempo di dritto patronato dei Baroni di Casalduni e perché era di disagio al popolo lo scendere dal monte in questa antica. Chiesa Badiale per l’amministrazione dei Sacramenti, fu disposto dai Vescovi di quel tempo in S. Visita , che i Sacramenti in prima si amministrassero nella Chiesa della SS. Trinità prope muros Castri Pontìs ed indi in quella del SS. Rosario. Oggi la Chiesa di S. Anastasia, che Monsignor De Bellis dice perpu1era, non è più, e Ponte ha una sola Chiesa, che è quella del SS. Rosario, la quale di recente è stata bellamente rifatta dal suo zelante Arciprete Domenico Amato di Pietraroia.
Non di eguale antichità e nè di eguale importanza, fu Casalduui, il suo territorio faceva parte di quello di Ponte e ricorda casali appartenenti a Chiese o a Monasteri ovvero alcuna condoma o corte di coloni asserviti alla gleba e spettante ai detti Monasteri o Grange, e forse ancora ad alcuno dei longobardi conquistatori o pure dei Normanni. Crebbe di poi per numero di abitanti e lo troviamo additato col nome di Castrum solo al tempo degli Angioini e difatti nell’architrave della finestra dell’ Oratorio del castello sotto il titolo di S. Nicola ai legge: Anno Domini MCCCVIII 31 X.bris Innanzi aI 1415 Casalduni apparteneva ai Sabrano Conti di Ariano venuti fra noi con Re Carlo I d’Angiò e questi furono potenti signori di Ariano di Puglia, Apice, Montecalvo ed altro terre ancora. Ma i Sabrano furono spogliati dei detti feudi dopo aver consigliato Giovanna II Regina di Napoli ad adottare Luigi d’ Angiò in pregiudizio di Re Alfonso d’ Aragona e furono dati a Francesco Attendolo Sforza famoso capitano di ventura, e che tanta parte ebbe nelle guerre fra Angioini ed Aragonesi indi Casalduni lo troviamo in mano ai Carafa di Maddaloni e Diomede lo concesse in dote a sua figlia Maria neL 1420 nello impalmare Pietro Caracciolo.
Se non che nel 1502 Casalduni era posseduto novellamente dai Carafa ed in tal tempo già doveva avere un castello. in fatti nel Libro Magno della nostra Curia Vescovile troviamo nominato S. Nicola in Castro nella terra di Casalduni. Nel 1438 questa terra fu venduta ai Sarriano, i quali la tennero col titolo di Conte non altrimenti che Ponte con quello di Duca fino alla cessazione della feudalità. Il tremuoto, che nei 1688 rovinò Cerreto, travolse nelle sue rovine ancora Casalduni restandovi solo in piedi il Castello feudale e fuori le mitra le Chiese di S. Rocco e di S. Maria della Consolazione come dagli Atti di S. Visita di Monsignor De Bellis. Per le vicende politiche del 1860 questa terra ebbe molto a soffrire. giacché nel 1861. le fui dato il sacco ed indi messa a fuoco a di 14 agosto di detto anno. Fin dal giorno 7 agosto i fautori del caduto regime spingevano la plebe a rivolta e questa scoppiò in Pontelaudolfo, ove un drappello di soldati italiani a campare la vita si chiuse nel castello, indi, non vedendosi al sicuro, volle scappare, ma nei pressi di Casalduni fu massacrato, donde la rovina delle due terre messe a sacco e fuoco. Ha esso una Chiesa Arcipretale sotto il titolo dell’Assunzione di Maria, il cui Arciprete un tempo si nominava da quel Feudatario. Aveva in oltre questa terra una. Chiesa Ricettizia insignita, ma oggi è soppressa con grave danno di quel Clero per la. legge del 1867.
A complemento delle cose innanzi dette trascriviamo un documento di grande importanza per Ponte e la Chiesa Radiale di S. Anastasia e per le origini dello stesso: del seguente tenore « Pandolfus et Landolfus, divina ordinante cleinentia, Longobardorum gentis principes — Quapropter noverit omnium fideliun nostrorum praesentium scilicet et omnium futurorum sagacitas Iohannem venerabilem Abatem Monasterii sanctorum Lupuli et Zosimi, quod constructum est intus nostram Beneventi civitatem per Adolfedum Comitem dilectum nostrum fidelem, nostrum adiisse a Deo protegendum principem diguitatem, deprecaus ut pro Dei amore nostraeque patriae salvatione concederemus praefato suo Monasterio qualiter liceret illum in rebus eiusdem sui Monasterii de Ponte S. Anastasiae superioritatem facere, in qua ipsi homines liberi, qui in rebus eiusdem Monastenii residen: et laboran: de praedicto loco habitare debeant.... petiit, ut in eodem venerabili loco deberet nostra excellentia. Cuius petitioni usquequaque libenter assensum praebemus hos nostrae munitionis apices in eodem sancto Momtastenio fleri iussimus. Per quos orare.... sauctus orare, et praesens hoc infra corporeum praeceptum perpetualiter. Coucedimus in eodem loco, ut rectores eiusdem Monastenii potestatem habeant in rebus praefati Monasterii de iam dieto loco Ponte S. Anastasiae ad proprietatem et castellum secure habeant ipsi homines, qui in rebus ipsi de eodem loco habere et habitare in eodem Castello, vel ad habitaudum, et semper sub potestate Abatis
ipsius Monasterii permaneat, ut servitia quibus. ad partem reipublicae facere et persolvere debebunt ipsi homines liberi qui ibidem habitaverunt et ad partem dieti Monasterii persolveu: eam faciendam. Pariterque concedimus in eodem Monastenio, ut ubicumque in rebus eiusdem Monasterii rectores eius firmitates aut castella facere, ut potestatem ipsa facere et homines extraneos ibidem mittere et conducere ad habitandum , et sub dominatione Abatis ipsius loci permanere qualiter supenius diximus. Ea etenim concessione ea quae diximus firma quatenus amodo et deinceps partem praefati Monasterii eiusque rectoribus illud firmiter et securiter possideant sine ullius comitis, Gastald, seu Judicis, et cuiuscumque personae molestia. Et ut haec nostra commissio in Dei nomine plenius habeat vigorem et ab omnibus inviolabiliter observetur, manu supraseripsirmus, et annulis nostris subter iussimus sigillari ecc. » Seguono le firme dei Principi e del Notaio Madelfrid Chierico , indi « datum nonis Octobris in anno XXXVII Principatus Domini Paldolfi et anno XII Principatus Domini Landolfi, indictione nona. Scriptum in Sacratisssimo Beneventano Palatio ».
Aggiungiamo che in un altro diploma di donazione dell’ Imperatore Lotario a M. Casino sotto 1’ anno 1137 confermato nel 1169 con un altro diploma dell’ Imperatore Enrico VI e da una Bolla di P. Ononio III, troviamo fra le altre cose donate « monasterium S. Georgii in Fenucleo, S. Ioannis in Torrecuso, S. Petri in Rossano, S. Angeli in Caprania, 8. Ianuanii, S. Martini, S. Dionisii, et S. Anastasiae in Ponte ecc. ».
Senonchè in carte posteriori non troviamo affatto più nominata la Badia di S. Anastasia, invece S. Dionigi in Ponte. Ciò risulta da molto Bolle Pontificie e diplomni di donazione fatte a. M. Casino, come da P. Pasquale II nel 1105 e 1113, da P. Callisto II nel 1123. da P. Clemente III nel 1188. Anzi nella Bolla ultima mentovata di P. Clemente III oltre che vi troviamo nominato «monasterium S. Dionysii in Ponte, S. Angeli in Capraria, S.Domnini in Telesia», abbiamo ancora trovato il nome di S. Nicola di Telesia, che non sappiamo indicare, dove era. Tutto questo lo abbiamo a sempre più lumeggiare le antichità storiche della nostra Diocesi e massime di questa contrada assai ricca di memorie medievali.
da “STORIA DI TELESIA SUA DIOCESI E PASTORI” Anno 1900 di ANGELO MICHELE IANNACCHINO, Vescovo di Telese/Cerreto
Anno 1913 - Distacco della frazione Ponte dal comune di Paupisi, e costituzione di essa in comune
CAMERA DEI DEPUTATI
PROPOSTA DI LEGGE N. 1429 d’iniziativa dei deputati
Bianchi Leonardo e Venditti svolta e presa in considerazione il 28 maggio 1913
Distacco della frazione Ponte dal comune di Paupisi, e costituzione di essa in comune
Onorevoli colleghi! — La borgata di Ponte (abitanti n. 1833), attualmente frazione del comune di Paupisi (il cui capoluogo ha n. 1988 abitanti), chiede di essere distaccata e costituita in comune autonomo. Non ha i 4.000 abitanti richiesti dall’articolo 115 legge comunale e provinciale perché il provvedimento possa essere domandato per regio decreto: occorre quindi una legge; e ci onoriamo di proporla, per iniziativa parlamentare, noi due deputati rappresentanti di quelle due terre, uno, cioè, del capoluogo (Bianchi Leonardo, collegio di Montesarchio), l’altro della frazione (Venditti, collegio di Cerreto Sannita).
Questo fatto della nostra comune proposta di legge varrà a far notare subito due cose: che, cioè, la separazione è voluta ora di accordo dai due popoli, e che essa risponde anche alla preesistente e naturale circoscrizione politica delle due terre.
In proposito, anzi, sentiamo l’obbligo di rilevare, che se una volta erano ragioni di opportunità e di sperati vantaggi, che inducevano solo Ponte a invocare la separazione suddetta, ora questa è invocata anche da Paupisi e anche per vera necessità di vita amministrativa e di propria autonomia
Infatti Ponte, per ragioni di opportunità e di vantaggi, oltre la citata diversità della circoscrizione politica, notava queste altre: lontananza dal capoluogo 8 chilometri; frequenti inevitabili conflitti con Paupisi, per dispute amministrative e di società; legittima aspirazione propria di diventare comune autonomo, per le sue tradizioni (essendo stato comune autonomo fino al 1829), pel suo continuo e progressivo sviluppo, data la sua posizione sopra una notevole stazione ferroviaria, e per le sue stesse condizioni di bilancio attuale.
Sono, però, sopravvenute più gravi ragioni di necessità della separazione, nell’interesse della stessa autonomia di Paupisi; e sono queste: Prima il consiglio comunale avea 15 consiglieri, dei quali 5 soli erano di Ponte. Ora, appunto per l’aumento di popolazione di Ponte, in virtù della decisione della Giunta amministrativa di Benevento del dì 16 luglio 1907 (articoli 57, 118 e 269 legge comunale e provinciale), contestata da Paupisi, e confermata in sede contenziosa dalla 4ª sezione del consiglio di Stato con decisione 6 marzo 1908, il numero dei consiglieri è aumentato a 20, cioè 10 per Ponte e 10 per Paupisi. E a causa dei conflitti tradizionali e inconciliabili, la vita amministrativa del comune è gravemente turbata, e spesso può dirsi del tutto paralizzata; — ed è questa una causa permanente che non sono riusciti a distruggere né potranno mai riuscirvi i commissarii regi. E vi è di più: i 10 consiglieri di Ponte manifestano la pericolosa tendenza di far deliberare che la sede del capoluogo sia trasferita a Ponte; il che menerebbe nientemeno alla conseguenza di far diventare Paupisi la frazione. E questo grave e pericoloso conflitto non può essere evitato, se non con la separazione.
D’altra parte poi le aspirazioni di Ponte di diventare comune autonomo sono giustificate non solo dalle tradizioni e dal progressivo sviluppo sopra notati, ma come accennammo, anche dalle condizioni di bilancio.
La frazione di Ponte oggi, nel bilancio proprio, è caricata di queste spese:
ufficio comunale (casa, segretario, stato civile, anagrafe); ufficio di conciliazione; pubblica sicurezza; istruzione elementare (due maestri); servizio sanitario (medico condotto proprio). Ed ha poi nel bilancio sociale col capoluogo circa la metà della spesa. Invece, con lo schema che abbiamo presentato per un bilancio del comune autonomo, la borgata di Ponte dimostra che essa può provvedere da sola a tutti i suoi servizi con le sole rendite patrimoniali e di centesimi addizionali sul tributo fondiario. Onde la sua autonomia sarebbe così sostenuta anche senza bisogno di ricorrere agli altri tributi autorizzati dalla legge.
E i consigli locali (comunale e provinciale) hanno perciò manifestato pareri favorevoli pel distacco e per l’autonomia.
Confidiamo quindi che, in vista di tali condizioni, la Camera vorrà approvare il disegno di legge che proponiamo con questi due articoli:
PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1
La frazione Ponte è distaccata dal comune di Paupisi e costituita in comune autonomo a decorrere dal 1° luglio 1913.
Art. 2.
Il Governo del Re è autorizzato ad emanare tutte le disposizioni necessarie per l’attuazione della presente legge.
Anno 1921 - 2018 - SINDACI DI PONTE
Anno 1921 Nicola Di Petti
Anno 1924 Giuseppe Simeone
Anno 1946 Domenico Ocone
Anno 1952 Domenico Ocone
Anno 1960 Domenico Ocone
Anno 1964 Domenico Ocone
Anno 1970 Domenico Ocone
Anno 1975 Domenico Ocone
Anno 1980 Domenico Ocone
Anno 1985 Domenico Ocone
Anno 1990 Giovanni Caporaso
Anno 1995 Giovanni Caporaso
Anno 2000 Mario Meola
Anno 2005 Mario Meola
Anno 2009 Domenico Rosario Ventucci
Anno 2014 Mario Meola
Anno 2018 Marcangelo Fusco
Primo stemma araldico di Ponte
Opera in bronzo in onore del Sindaco D. Ocone
Opera a ricordo del Sindaco Domenico Ocone
Sede del Comune di Ponte